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lunedì 21 aprile 2014

WWF ama le CITTA'

WE LOVE CITIES, "noi amiamo le città" , è questo uno dei sorprendenti slogan di quest'anno di WWF.

E non è solo uno slogan , ma un vero e proprio progetto World Wild che WWF sta portando avanti quest'anno un po' avunque, dal Brasile alla Svezia, dalla Mongolia al Madagascar.

 

Mi piace. E così sono particolarmente contento e orgoglioso con che mi abbiamo chiesto di fare il reportage di questo progetto per quando riguarda il Kenya. 
We Love Cities si schiera dalla parte delle sviluppo, delle città, del miglioramento tecnologico.Del miglioramento della qualità della vita. Ma in maniera sostenibile. In maniera pulita. Con le proprio forze, forti delle giuste conoscenze e informazione. In realtà non è una invenzione di oggi: "improving the quality of human life within the currying capacity of supporting acosystems ( WWF, IUCN and UNEP 1991) ". Comunque, quali migliori "ambasciatori" se non i ragazzi per diffondere questa cultura? Quali migliore ambasciate se non le scuole per ospitare questa iniziativa? E non solo nelle grandi città, ma anche nei piccoli villaggi, dove lo sviluppo è necessario e inevitabile e se iniziano fin da subito sulla strada della sostenibilità tanto meglio.

Così, WWF mi manda all'estremo nord della costa Kenyana, dove la Somalia è a vista.  Prima tappa il "WWF Camp", nella riserva marina di Kiunga.
 Qui i i ricercatori stanno sviluppando e adattando il programma "WE LOVE CITIES" alle realtà locali.. Piccoli villaggi islamici in cui le abitazioni sono spesso di fango e foglie di palma, dove l'unico edificio in muratura e spesso la moschea, a volte neanche quello, o se sono fortunati la scuola, spesso proprio costruita con l'auto di WWF. 


Il mattino dopo siamo pronti. Un grosso fuoristrada bianco col Panda ben in vista arriva a prenderci. Siamo veramente appiccicati alla Somalia del Sud, dove è veramente sconsigliato fare ingresso. Somalia da dove i diplomatici sono scappati da un pezzo e per la quale l'ambasciata di riferimento ora è proprio Nairobi, in Kenya. Così in questo periodo le scorte sono robuste. Sul mezzo salgono con noi due militari armati. Uno dietro sulle panchette insieme al team di ricercatori e insegnati. L'altro militare davanti con l'autista, e con me, a cui imbarazzato per tutte queste premure, viene concesso il posto d'onore sulla macchina. L'unico con il sedile un po' imbottito. 
Arriviamo alla scuola di Mkokoni. Si spiega cosa è ESD (Education for Sustainable Development).
Siamo in una riserva marina, per la nostra concezione.. nel nulla. I ragazzi di questi villaggi parlano Swaili, ma la lezione, interattiva, si svolgerà senza alcun problema in inglese. Cosa che in Italia forse creerebbe qualche difficoltà per un'interazione di gruppo. Qui no. Penso al sistema scolastico italiano. Mi chiedo: Perchè ?

La lezione inizia. E bellissimo vedere la partecipazione che c'è su questo argomento. Il desiderio di sviluppo è fortissimo, le informazioni su come farlo bene attesissime.Viene chiesto quali sono le specie animali a rischio nel mondo. Rispondono subito le tartarughe marine.
 Loro lo sanno bene.. qui a due passi c'è una delle spiagge più grandi dove le tartarughe vengono a depositare la uova. Se sviluppo vuol dire maggiore inquinamento le prime a pagare con la vita sarebbero loro. Viene fatta vedere un'immagine che vuole essere anche ironica, in più è un disegno.. Ma per me terribilmente efficace e forte.  "One day, my son, all of this will be yours". Quanta ne sarà rimasta per lui di quella che solo 200 anni fa a per migliaia di anni era una bellissima mela?

A fine lezione viene fatto compilare un modulo.


"Society" "Economy " "Environment" , per ogni sezione si chiedono idee, consigli su cosa e come si può migliorare in maniera sostenibile. I ragazzi sognano quello che sogniamo noi, ma qui si insegna a voler credere ancora nell'agricoltura e il messaggio passa. In Italia sarebbero accolti probabilmente da sguardi perplessi o ironici. Ma qualcosa sta cambiando più tra i più recettivi anche in Italia. E sarà sempre di più in trand. Ne sono certo e lo scrivo adesso.
WWF promette che sosterrà progetti dimostrativi di sviluppo sostenibile direttamente a scuola. Con coltivazioni e costruzioni sfruttando il giardino della scuola. Progetti d'arte e di musica. Tutte cose che nulla ostacola vengano trasformate in realtà. C'è tutto il necessario, mancano solo le informazioni per cosa fare e come farlo. Penso questo valga assolutamente anche in Italia.





Lezione finita.Torniamo al Camp. Mi ha atteso paziente e generoso un tramonto di quelli che non dimentichi. Dal mio lodge ti sembra di poter controllare tutta la savana dall'alto. Mi viene in mente il Re Leone e la storica frase che il padre, il Re appunto, diceva al piccolo Simba riguardo a cosa in futuro sarebbe stato suo. Poi penso all'immagine della mela mangiata.

Di buona mattina tocca svegliarmi per la seconda tappa del tour. Non parto prima di aver fatto giocare a ruba bandiere con il mio pane frutto gattini e scimmiette, ben schierati in squadre e organizzati per vincere. Oggi si va all'isola di Kiwayou. L'omonimo villaggio è completamente sprovvisto di mezzi di trasporto di terra. E non c'è acqua in villaggio. Si va a prendere ogni giorni con gli asini, in un pozzo al centro dall'isola in mezzo alla foresta. Si è pensato a un piano per un impianto per portare l'acqua direttamente in villaggio ma è costoso. Servono inoltre in ogni caso pompe e energia perchè funzioni. Una volta realizzato i pannelli solari potrebbero renderlo sostenibile senza ulteriori aiuti, per un po'. Ma appunto non è una cosa che possono fare da soli. Siamo noi a dover investire in queste tecnologie moderne per aiutarli e a che prezzo noi ci possiamo permettere queste risorse? Si può davvero definire sostenibile? Rispondo io: No.
Senza volerlo si toccano così subito gli argomenti di oggi. Perchè oggi si vuole vedere come migliorare la proprio qualità di vita, ma da soli, con le giuste conoscenze e informazioni.

 

Si tocca così un argomento già in programma a lezione, particolarmente sensibile e attuale in un posto come questo. I limiti dello sviluppo. Quali sono i limiti che possono ostacolare lo sviluppo sostenibile. Lo sviluppo che si può raggiungere con le proprie mani. Le sfere sono tre: Ecologica, Economica, Sociale.
Cosa ci dona il nostro territorio, quali sono le risorse che troviamo nel nostro habitat e come possiamo utilizzarle nel modo giusto senza consumarle inutilmente. E i limiti che l'habitat in cui ti troviamo ci da. La situazione economica, cosa l'economia attuale della nostra città ci permette di fare. I limiti della sfera sociale. Sono interessanti. Spesso vincoli culturali, religiosi, che ci limitano a volte. 



La docente fa notare quanta acqua potabile si sperperi in città semplicemente per lavare i denti. Ci penso. Quanto è vero. Bè in questo villaggio di sicuro non succede..
Alla fine, appare una slide. Penso quasi nessuno si sentirebbe impenitente leggendola e pensando alle tante conseguenza tremende sulle spalle, sulla vita di altri, ieri, adesso, o tranpo', non conta.

AM I DOING THE BEST I CAN ?




La lezione finisce. Mi sento colpevole. Mi riprometto di fare qualcosa in più anche io per impattare meno sulle sorti dell'ambiente, senza rinunciare a lottare perchè lo sviluppo, corretto, continui. Per tutti.








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